La fibrillazione atriale è l'aritmia più diffusa nella popolazione generale, colpisce lo 0,5 -1% della popolazione generale con una prevalenza che aumenta con l'età (0,1% sotto i 55 anni, 8-10% oltre gli 80). La maggior parte dei pazienti affetti ha quindi più di 65 anni; gli uomini sono generalmente più colpiti rispetto alle donne.
Manifestazioni della fibrillazione atriale
Il paziente può accorgersi della presenza di quest'aritmia accusando cardiopalmo aritmico, dispnea (fatica a respirare) da sforzo, debolezza o affaticabilità, in questo caso viene definita fibrillazione atriale sintomatica, diversamente potrebbe non essere assolutamente avvertita e allora viene definita fibrillazione atriale asintomatica; quest'ultima forma, non essendo avvertita dal paziente, può diventare pericolosa a causa della possibilità di determinare un ictus ischemico cerebrale.
Tipologie della fribrillazione atriale
Dal punto di vista della classificazione se la fibrillazione atriale dura pochi minuti o alcune ore e si interrompe spontaneamente viene definita parossistica; quando invece vi è necessità di intervenire con la cardioversione farmacologica o elettrica viene definita persistente; l'ultima forma è quella permanente quando la fibrillazione atriale è presente in forma cronica e non vi è nessuna possibilità di interromperla.
Popolazione più esposta alla fibrillazione atriale
In una piccola percentuale di pazienti la fibrillazione atriale è associata a severe anomalie cardiache come insufficienza cardiaca da dilatazione delle sezioni sinistre, patologie delle valvole cardiache, cardiopatie congenite.
Più spesso invece vi sono condizioni che possono favorire la fibrillazione atriale anche senza la presenza di anomalie cardiache: ipertensione arteriosa, che è presente in circa il 50% dei casi, obesità, diabete mellito, malattie cronico-degenerative, tiroiditi (tutte malattie di origine infiammatoria).
Infine esiste anche una percentuale di giovani pazienti con episodi di fibrillazione atriale senza nessuna anomalia cardiaca e in assenza di patologie associate.
Quest'ultimo gruppo è in forte aumento negli ultimi anni; questo potrebbe trovare una spiegazione nelle recenti evidenze che la fibrillazione atriale sia legata al fenomeno dell'infiammazione cellulare silente, argomento questo molto presente nella letteratura scientifica più recente. Queste evidenze spiegherebbero anche il motivo dell'alto numero di recidive di quest'aritmia dopo terapia ablativa e/o durante terapia farmacologica nel lungo periodo di osservazione. Sappiamo infatti che il fenomeno dell'infiammazione cellulare silente è progressivo e quindi capace nel tempo di determinare anomalie di tutti i tessuti, nel caso specifico quello del miocardio atriale, rendendo vana sia la terapia farmacologica che quella ablativa
Diagnosi della fibrillazione atriale
L'elettrocardiogramma di base e l'elettrocardiogramma Holter sono i due esami basilari per eseguire diagnosi certa di fibrillazione atriale. Nei casi in cui si sospetta quest'aritmia ma non si riesce a diagnosticarla con gli esami prima descritti si può ricorrere all'impianto di Loop-Recorder.
Prevenzione della fibrillazione atriale
Per la difficoltà di curare definitivamente questa aritmia la prevenzione primaria e secondaria riveste un ruolo fondamentale.
Sicuramente un ruolo fondamentale lo riveste la genetica, quindi presenza di questa aritmia nella famiglia di origine. Inoltre tutte le patologie descritte prima possono essere una concausa all'iinnesco della fibrillazione atriale e quindi dovrebbero essere prevenute. Il denominatore comune di queste patologie, come accennato prima, è l'infiammazione cellulare cronica silente, quindi l'obbiettivo principale è ridurre proprio i livelli infiammatori.
Questo si ottiene sostanzialmente con un corretto stile di vita che passa attraverso una corretta alimentazione costituita da cibi naturali e completa abolizione di cibi industriali, un'attività fisica aerobica ed anaerobica costante e un'integrazione mirata.
Nella sezione Esami di prevenzione è possibile prenotare alcuni esami del sangue molto imortanti per conoscere, tra le altre cose, anche il proprio stato infiammatorio silente.
Terapia della fibrillazione atriale
Il trattamento più immediato per l'interruzione di quest'aritmia è la cardioversione farmacologia o quella elettrica. Nel primo caso si tratta di iniettare un farmaco antiaritmico in vena e aspettare l'efficacia nel risolvere l'aritmia; nel secondo caso invece si tratta di erogare corrente attraverso due piastre preventivamente ed opportunamente poste in punti precisi del torace. Questi tipi di trattamento però non garantiscono nulla sulla risoluzione nel tempo dell'aritmia.
Il passo terapeutico successivo è quello farmacologico con l'ausilio dei farmaci antiaritmici assunti in forma cronica; questi farmaci possono garantire in una percentuale di casi la stabilità del ritmo per un periodo di tempo. Se questo tipo di terapia non dovesse sortire risultati soddisfacenti può essere presa in considerazione l'ablazione transcatetere di deconnessione elettrica delle vene polmonari; questa è una tecnica invasiva in anestesia locale o generale che viene eseguita pungendo le vene femorali per introdurre il catetere ablatore fino all'atrio sinistro, dopo aver eseguito puntura e attraversamento del setto interatriale, per isolare elettricamente le vene polmonari;
Per moltissimi anni le deconnessioni elettriche delle vene polmonari sono state eseguire attraverso energia di radiofrequenza (caldo). In sostanza il catetere ablatore è provvisto di una punta che si riscalda durante l'erogazione di radiofrequenza determinando l'ablazione del tessuto elettrico cardiaco che vogliamo eliminare. La procedura con questa tecnica è abbastanza lunga in quanto l'ablazione viene eseguita punto-punto sia intorno alle vene polmonari che sulla parete posteriore dell'atrio sinistro (altro punto strategico per l'insorgenza della fibrillazione atriale dopo le vene polmonari).
Circa un decennio fa si è affacciata una nuova tecnologia di ablazione delle vene polmonari denominata cryoablazione. Non vi è più la presenza di un singolo catetere con una punta che viene riscaldata ma un palloncino che viene gonfiato, una volta arrivati in atrio sinistro, e raffreddatto a bassisime temperature dopo averlo appoggiato sul tessuto cardiaco da eliminare. Il vantaggio di questa tecnica rispetto alla radiofrequenza è il minor tempo di procedura in quanto il palloncino in 3-4 minuti è in grado di deconnettere completamente una vena polmonare.
Recentemente si è affiancata a queste due alternative una terza, l'Elettroporazione, che permette di isolare elettricamente le quattro vene polmonari e la parete posteriore dell'atrio sinistro in tempi molto ridotti, cosa inimmaginabile alcuni anni fa con la radiofrequenza. Questa tecnica utilizza campi elettrici pulsati per distruggere il tessuto cardiaco responsabile dell'aritmia in modo selettivo e quindi ha il vantaggio di non rischiare di danneggiare le strutture vicine al sito di ablazione . L'evoluzione tecnologica delle procedure ablative, ha migliorato i risultati e ridotto le complicazioni ma ad oggi non garantisce l'assenza di recidive aritmiche nel tempo. Per questo motivo nel periodo successivo all'ablazione è importante avviare una prevenzione secondaria con stile di vita antiinfiammatorio e antiossidativo. Nella sezione ESAMI DI PREVENZIONE sono riportati gli esami del sangue e delle urine utili per iniziare un corretto stile di vita per la prevenzione primaria e secondaria della fibrillazione atriale e in generale le malattie infiammatorie cronico-degenerative