A CURA DI: Dott. Antonio Fusco
La fibrillazione atriale è l'aritmia più diffusa nella popolazione generale, colpisce lo 0,5 -1% della popolazione generale con una prevalenza che aumenta con l'età (0,1% sotto i 55 anni, 8-10% oltre gli 80). La maggior parte dei pazienti affetti ha quindi più di 65 anni; gli uomini sono generalmente più colpiti rispetto alle donne.
Il paziente può accorgersi della presenza di quest'aritmia accusando cardiopalmo aritmico, dispnea, debolezza o affaticabilità, in questo caso viene definita fibrillazione atriale sintomatica, diversamente potrebbe non essere assolutamente avvertita e allora viene definita fibrillazione atriale asintomatica; quest'ultima forma può diventare pericolosa a causa della possibilità di determinare un ictus ischemico cerebrale.
Inoltre se la fibrillazione atriale dura pochi minuti o alcune ore e si interrompe spontaneamente viene definita parossistica; quando invece vi è necessità di intervenire con la cardioversione farmacologica o elettrica viene definita persistente; l'ultima forma è quella permanente quando la fibrillazione atriale è presente in forma cronica e non vi è nessuna possibilità di interromperla.
In una piccola percentuale di pazienti la fibrillazione atriale è associata a severe anomalie cardiache come insufficienza cardiaca da dilatazione delle sezioni sinistre, patologie delle valvole cardiache, cardiopatie congenite.
Più spesso invece vi sono condizioni che possono favorire la fibrillazione atriale anche senza la presenza di anomalie cardiache: ipertensione arteriosa, che è presente in circa il 50% dei casi, obesità, diabete mellito, malattie cronico-degenerative, tiroiditi (tutte malattie di origine infiammatoria).
Infine esiste anche una percentuale di giovani pazienti con episodi di fibrillazione atriale senza nessuna anomalia cardiaca e in assenza di patologie associate.
Quest'ultimo gruppo è in forte aumento negli ultimi anni; questo potrebbe trovare una spiegazione nell'ipotesi che la fibrillazione atriale sia legata al fenomeno dell'infiammazione cellulare silente, come del resto si riscontra anche in letteratura. Quest'ipotesi spiegherebbe anche il motivo dell'alto numero di recidive di quest'aritmia dopo terapia ablativa e/o durante terapia farmacologica nel lungo periodo di osservazione.
L'elettrocardiogramma di base e l'elettrocardiogramma Holter sono i due esami basilari per eseguire diagnosi certa di fibrillazione atriale. Nei casi in cui si sospetta quest'aritmia ma non si riesce a diagnosticarla con gli esami prima descritti si può ricorrere all'impianto di Loop-Recorder.
Per la difficoltà di curare definitivamente questa aritmia la prevenzione primaria e secondaria riveste un ruolo fondamentale.
Sicuramente un ruolo fondamentale lo riveste la genetica, quindi presenza di questa aritmia nella famiglia di origine. Inoltre tutte le patologie descritte prima possono essere una concausa all'iinnesco della fibrillazione atriale e quindi dovrebbero essere prevenute. Il denominatore comune di queste patologie, come accennato prima, è l'infiammazione cellulare cronica silente, quindi l'obbiettivo principale è ridurre proprio i livelli infiammatori.
Questo si ottiene sostanzialmente con un corretto stile di vita che passa attraverso una corretta alimentazione costituita da cibi naturali e completa abolizione di cibi industriali, un'attività fisica aerobica ed anaerobica costante e un'integrazione mirata.
Nella sezione Esami di prevenzione è possibile prenotare alcuni esami del sangue molto imortanti per conoscere il proprio stato infiammatorio
Il trattamento più immediato per l'interruzione di quest'aritmia è la cardioversione farmacologia o quella elettrica. Questo tipo di trattamento però non garantisce nulla sulla risoluzione nel tempo dell'aritmia.
Il passo terapeutico successivo è quello farmacologico con l'ausilio dei farmaci antiaritmici; questi farmaci possono garantire in una percentuale di casi la stabilità del ritmo per un periodo di tempo. Se questo tipo di terapia non dovesse sortire risultati soddisfacenti può essere presa in considerazione l'ablazione transcatetere di deconnessione elettrica delle vene polmonari; questa è una tecnica invasiva in anestesia locale e viene eseguita attraverso la vena femorale fino all'atrio sinistro, dopo aver eseguito puntura e attraversamento del setto interatriale, e da qui isolare elettricamente le vene polmonari; questo risultato lo si può ottenere con energia di radiofrequenza o crioenergia.
Anche quest'ultimo tipo di terapia però non garantisce nel lungo periodo l'impossibilità di recidive aritmiche.